sabato 6 ottobre 2012

Praticare Zazen senza scopo


La tradizione vuole che lo Zazen sia praticato senza scopo, anzi se ha uno scopo non può essere Zazen e molti praticanti si scontrano con questa realtà.

Noi tutti quando facciamo qualcosa lo facciamo con uno scopo e alla fine ci si avvicina anche alla meditazione Zen con un obbiettivo. Spesso si entra la prima volta in un dojo con l'idea che si possa calmare la nostra mente, imparare a gestire lo stress o raggiungere un qualche tipo di illuminazione.

Tutto questo è assolutamente normale.

Il problema quindi è che ci ritroviamo a fare con uno scopo una cosa che andrebbe fatta gratuitamente, senza l'intenzione di raggiungere qualcosa.

Le prime volte che ti confronti con questo problema non capisci e non sai come gestirlo e ti chiedi: "Come è possibile praticare senza uno scopo?Io mi siedo sullo zafu per rilassarmi", lentamente ogni volta che si affaccia in te l'idea di poter raggiungere qualcosa cerchi di scacciarla come se fosse un grave errore, a volte lo scopo si riaffaccia e tu lo segui incurante del fatto che non dovresti averlo e ti chiedi che problema ci sia nell'avere un motivo per fare Zazen.

Analizzando il problema partendo dal lato più superficiale avere qualcosa da raggiungere può essere uno scoglio. Mi spiego meglio con un esempio: se io mi siedo sullo zafu con l'idea di tranquillizzarmi una volta raggiunto il silenzio nel dojo (o a casa mia anche se è materialmente più difficile) basta un nulla per distrarmi e automaticamente perdere la mia tranquillità. Dato che sono convinto che la tranquillità sia il mio scopo immediatamente mi distraggo dalla mia pratica per cercare di tornare tranquillo o penso che la mia pratica sia inutile perchè non riesco a mantenere la calma.

C'è anche il problema delle aspettative, io attendo un risultato che non arriva, che sia tranquillizzarmi o levitare magicamente, e quindi mi incazzo o mi scoraggio.

Per cui se mi siedo senza aspettarmi un risultato tutto quello che arriva è qualcosa in più, un regalo. Se mi siedo e fra le tante cose succede che mi rilasso o che mi metto a svolazzare per la stanza non saranno risultati di un esercizio ma semplicemente effetti della mia pratica.

Se mi metto in testa di arrivare sul Pordoi in bici il fatto che mi venga più fiato e che i miei muscoli si tonifichino non sono il mio scopo ma semplicemente un effetto del mio pedalare fino in cima alla montagna.

Nello stesso modo io devo avere come idea quella di stare semplicemente seduto, quello che mi succederà, se mi succederà e quando mi succederà sarà solo un regalo della mia pratica.

A complicare le cose ad un livello più subdolo c'è il fatto che cercare di non avere uno scopo è esso stesso uno scopo e quindi bisogna evitare di impegnarsi a fondo per non avere uno scopo, a volte ci si siede con un obbiettivo da raggiungere e bisogna accettare la cosa e farla cadere senza giudicarla negativamente limitandosi a stare semplicemente seduti.

mercoledì 3 ottobre 2012

Sciopero e civilità secondo il Corriere


Il Corriere della Sera sostiene che lo sciopero di ieri non è cosa da paese civile. (Qui l'articolo: http://goo.gl/spzOW )
Racconta che gli utenti (definiti anello debole della catena) si sono ammutinati. Ragiona sul fatto che in periodo di crisi i dipendenti ATM devono capire le ragioni di chi usa la metro.

Sorvola sul fatto che in un paese civile vero, e non da articolo di giornale, i cittadini si schierano dalla parte di chi sciopera e sorvola anche sul fatto che è un periodo di crisi anche per i dipendenti ATM che non vivono in un universo parallelo rispetto a chi prende la metro.

In un paese civile si pensa di più alle ragioni della comunità rispetto a quelle del singolo, quindi si forse non è stato uno sciopero da paese civile ma non per colpa di chi scioperava. Forse lo è stato per chi ha deciso di forzare i cancelli per prendere l'ultimo treno?

Penso a chi forza i cancelli e guarda con indifferenza verso i diritti degli altri, disinteressato da tutto quello che ci circonda ma concentrato sempre e solo su di sè e poi vedo gente come Alberto Casillas che a Madrid si fa scudo per difendere i manifestanti (YouTube: http://goo.gl/wA7OP ) e penso che forse viviamo veramente in un paese incivile.

lunedì 1 ottobre 2012

Freddure Zen


Il giovane Cheng aveva preso i voti da pochi mesi ma era sempre più nervoso ed insofferente.
Un giorno si rivolse così al maestro Zen:
"Io sono perennemente in cerca della verità e tu non mi sei stato di alcun aiuto!"
"Io sono un maestro Zen e tutti i maestri Zen mentono"
"Se sei un maestro bugiardo allora non è vero quel che dici, cioè che i maestri Zen mentono. Se però non menti, allora è vero quel che dici, cioè che i maestri Zen mentono...come la mettiano?"
"Che ne so? Sei tu ad essere ossessionato da questa storia della verità. A me non importa, ho di meglio da fare."
Non sappiamo se Cheng raggiunse l'illuminazione, di sicuro da quel giorno tutti lo videro molto più tranquillo e riposato.

Questa è una delle mia preferite ed è tratta dal blog 101 Freddure Zen

Condividi